lunedì 14 febbraio 2011

CARI COLLEGHI CICLISTI

Lettera pubblicata dal Basso Vicentino di Febbraio a pagina 57.
Lascio ad ognuno di voi una giusta riflessione

ATTENTI AI CICLISTI

Come mai noi italiani ci dobbiamo sempre distinguere dagli atri? Un bel giro in bicicletta è divertente, appassionante e salutare. Ma pur non essendo veicolo a motore, il velocipede è pur sempre un veicolo e da ciò cinsegue che per circolare si debbano avere certi requisiti e ovviamente rispettare le regole come tutti gli altri.
E come al solito, in Italia si vuol sempre fare di testa propria...Il velocipede deve essere dotato
obbligatoriamente di pneumatici intermedi (non slik o da fuoristrada). parafanghi, catadiottri anteriore bianco, laterale giallo ambra, posteriore rosso, luci di posizione anteriore bianca e posteriore rossa e infine il campanello. Dunque, le bici daa corsa e le mountain bike non possono circolare, a meno che non siano scortate o in occasioni sportive. Su strada non si può utilizzare un veicolo con pedali che richiedono scarpini ad agganciamento rapido. Se si va in Svizzera, Austria o Germania è severamente vietato girare per strada con suddetti veicoli. E in Italia? Siamo sempre gli ultimi? O a qualcuno fa comodo far finta di niente? Perchè non vengono presi provvedimenti da parte delle forze dell'ordine che ancora non penalizzano i ciclisti che passano col rosso, che non rispettano la fila, i segnali di divieto, che addirittura percorrono i sensi unici contromano o procedono in bizzarri slalom su e giù per i marciapiedi?
E quanto sono maleducati quei ciclisti che nonostante un accenno di clacson continuano con la loro pedalata in doppia, perfino qudrupla fila e quando finalmente riesci a superarli ti mandano gratuitamente a quel paese e nel frattempo a fianco c'è anche la pista ciclabile?
Insomma dobbiamo iniziare a scendere dall'auto con una mazza da baseball e far scempio di qeste categorie? Ormai oon Italia non resta che iniziare una sana giustizia privata.

Martino da Orgiano Anna e Teresa da Sarego


QUESTA LA NOSTRA RISPOSTA

Egr. sig. Direttore,
nel numero 36 del B.V. del mese di febbraio, nella rubrica tenuta dal proff. Bari, leggo al quanto turbato la lettera relativa al comportamento stradale tenuto dai ciclisti e credo si rendano necessarie alcune precisazioni, proprio per non lasciare che gli scriventi, abbiano ad essere come i soliti italiani che aprono bocca solo perchè ne sono provvisti.
Essendo io stesso ciclista ( 13.000 km percorsi nel 2010 a cavallo della mia specialissima)
concordo con loro solo su un punto: che quando queste "orde barbariche" si muovono in gruppi più o meno numerosi sulle strade, talvolta, sia sul piano dell'educazione stradale che civile non sempre hanno atteggiamenti irreprensibili.
Detto ciò scendiamo sul tecnico. Non conosco la regola che impedirebbe di usare pedali a sgancio automatico con appositi scarpini, che conferiscono tra l'altro una maggiore sicurezza in caso di un'eventuale caduta. Non conosco la regola che impedirebbe l'uso di gomme slik ( le usano anche le moto stradali...sic) e, se ignoro queste regole non è per sprovveduta spregiudicatezza, ma perchè non esistono.
E' vero che bici da corsa e mauntain bike sono sprovviste di segnalatori acustici e visivi, ma ciò non inficia un loro congruo uso stradale qualora il conducente sia provvisto di cartellino agonistico che lo qualifica come atleta in allenamento.
Passiamo ora al paragone fatto con Austria e Germania, dove a loro dire, l'uso stradale di tali mezzi sarebbe interdetto. Io dichiaro che questa è una colossale ridicola balla! In questi Paesi io con la mia bici ho percorso centinaia di chilometri fraternizzando con ciclisti locali a bordo delle loro "irregolari bici" del tutto simili alla mia. Dirò di più; in Germania l'inflessibile Polizei tedesca mi ha fermato per un controllo, ma nulla ha avuto da eccepire sull'idoneità stradale della mia bici da corsa. Unico obbligo imposto è l'uso del casco e di viaggiare sulle piste ciclabili ove ci siano, vincolo del resto piacevole da osservare vista la bellezza e sicurezza che offrono queste arterie che sone vere e proprie strade per gli amanti della bici, cosa che nel nostro amato bel Paese manca quasi del tutto.
Quanto all'uso della mazza da baseball per farsi una sana giustizia privata contro gli scriteriati ciclisti e, volendo io dimostrare che non tutti i ciclisti mostrano il dito medio ad educati automobilisti come sono senz'altro loro, mi autocensuro omettendo di suggerir loro quale uso fallico potrebero fare dell'attrezzo da baseball.

Con cordialità porgo distinti saluti. Domenico Battaglia Consigliere del gruppo ciclistico


P.S. La nostra sede della Pro Sarego e sempre aperta a tutti per chiarimenti o incontri che possano stemperare gli animi.

ADS PRO SAREGO

Il Presidente

Massimo Brun